“Talitha Kumi”, è il traslitterato dall’aramaico, la cui traduzione è “ragazza alzati”, nome per noi significativo di poter aiutare le donne, che ospitiamo, a rialzarsi in una nuova speranza di vita.
«[Gesù] Prese la mano della bambina e le disse: “Talità kum”, che significa: “Fanciulla, io ti dico: àlzati!”» (Mc 5,41).
La nostra azione sociale poggia sull’esperienza cristiana-comunitaria. Presso la Corte Gesia, nella campagna Cavarzerana, viviamo (dal 2005) in due famiglie iniziatrici del progetto di vita di famiglie (ideato nel 2001) della Koinonia Giovanni Battista (nata nel 1979), una federazione di comunità presente nei vari Continenti.
Un progetto di vita cristiana sviluppatosi anche nel sociale nell’accoglienza inizialmente di mamme e bambini in difficoltà e successivamente anche per donne vittime di tratta e di violenza.
Questa attività sociale è nata nel giugno del 2016 come risposta alla richiesta da parte del Comune di Cavarzere di poter accogliere una mamma, vittima di violenza, con un bambino in una situazione di disagio. Sono poi succedute altre richieste per casi simili alle quali abbiamo continuato a rispondere affermativamente. Da qui ci siamo strutturati come “Comunità di tipo Familiare Mamma-Bambino”. Siamo poi entrati in contatto con altri Comuni, con l’Anti-Tratta e con l’Anti-Violenza… e le accoglienze si sono succedute e moltiplicate. Ad oggi abbiamo accolto-ospitato-aiutato oltre 70 persone tra donne e nuclei mamma-bambino.
Dopo circa 5 anni da quando abbiamo iniziato questa attività-missione sociale abbiamo favorevolmente valutato di dare un nome alla nostra casa dedicata all’accoglienza, un nome che fosse, in qualche modo, legato alla nostra esperienza di vita cristiana condivisa che ci ha motivato e mosso ad aprire le porte alle richieste di aiuto pervenuteci.
Il nome che abbiamo deciso è “Talitha Kumi”, traslitterato dall’aramaico la cui traduzione è “ragazza alzati”, nome per noi significativo di poter aiutare le donne, che ospitiamo, a rialzarsi in una nuova speranza di vita.
Questo nome è l’espressione proferita da Gesù di fronte alla giovane figlia di Giairo, uno dei capi della sinagoga.
Il fatto si è svolto all’incirca così: la bambina è in fin di vita, Giairo corre da Gesù e lo implora di venire a guarirla. Un imprevisto rallenta l’arrivo in tempo del Messia: una donna emorroissa da dodici anni, lo avvicina, tocca il lembo del mantello e guarisce. Gesù si ferma, dialoga con lei, ma nel frattempo la bambina muore almeno così dicono; per Gesù però non è morta, dorme. Prendendole la mano le dice “Talitha Kumi” (o “Talità Kum”) che significa: “Fanciulla, io ti dico: àlzati!” e la bambina, viva, lo fa (cf Mc 5,21-43).
Un episodio della vita di Gesù nel quale si sono intrecciate storie di donne vittime di sofferenza,
disagio, malattia, morte. Ma con Gesù c’è speranza di una nuova vita, la vita stessa ce lo ha insegnato. Così anche noi nel nostro piccolo vogliamo contribuire affinché altre donne, coi loro bambini, possano trovare una nuova opportunità di vita e forse una nuova vita.
La nostra casa di accoglienza si chiama “Talitha Kumi”.