Speranza

C’è sempre speranza“, “la speranza è l’ultima a morire“, “aspetta e spera“.

Sono tre dei tanti modi di dire per motivare alla speranza.

Cosa significa avere speranza? Soprattutto per una donna (il più delle volte giovane) che vuole uscire da uno “stato ordinario” di violenza? Spesso me lo chiedo e nei molti volti che vedo, che incontro, che accolgo scorgo sempre una certa “speranza”. Speranza che qualcuno possa cambiare e quindi poter iniziare finalmente a vivere in un modo umanamente accettabile; speranza di iniziare una nuova vita, magari in un contesto completamente diverso; speranza di poter semplicemente vivere.

La speranza è di per sé una passione legata all’appetito irascibile che fa desiderare il bene arduo assente, ma possibile; quando il bene non è più ritenuto possibile, ecco la disperazione.

La speranza è anche una virtù infusa, cioè donata da Dio, che tocca la volontà rendendola capace oltre la misura umana di volere il bene, il Sommo Bene e di conseguenza motiva e sostiene ogni ambito di vita.

Mi viene in mente Rut, una donna di cui la Bibbia racconta, una giovane e bella vedova, che si ritrova sola con la suocera in tempo di carestia. La speranza è stata la sua forza che l’ha determinata, l’ha resa paziente e volenterosa fino a che ha avuto una nuova possibilità di vita con una nuova famiglia.

Auguro ad ogni nostra ospite di avere speranza, di imparare anche a chiederla, di essere determinata verso il proprio futuro. La nostra accoglienza contribuisce anche in questo, aiutare (forse anche educare) ad avere speranza.

Come è cambiata la vita di Rut, può cambiare la vita anche di una donna che vuole uscire da uno “stato ordinario” di violenza.

Abbiate speranza.