L’esperienza che caratterizza la Koinonia Giovanni Battista, fin dalla sua fondazione, è l’esperienza dell’amore di Dio; un’esperienza sensibile, affettiva oltre che spirituale. I motivi che hanno motivato le persone ad avvicinarci alla comunità e a rimanervi sono diverse; ma ciò che le accomuna è che ad un certo punto si diventa consapevoli che quell’esperienza entusiasta è l’amore di Dio che plasma.
L’esperienza dell’amore di Dio che viene vissuta in un mondo “consumista”: l’identità di fede si scontra con un mondo di valori relativizzati ai propri comodi o alle proprie necessità.
Ecco la necessità sempre più attuale di riscoprirsi e confermarsi insieme per vocazione-amore “gli uni gli altri”.
La prima chiesa ci testimonia della vitale caratteristica comunitaria “gli uni gli altri”.
“Poiché questo è il messaggio che avete udito fin da principio: che ci amiamo gli uni gli altri” (1Gv 3,11).
Il messaggio è sinonimo di vocazione, è Gesù che fa udire la sua voce e chiama per nome. La prima risposta all’amore di Dio è “Eccomi!”.
“Guardate che nessuno renda ad alcuno male per male; anzi cercate sempre il bene gli uni degli altri e quello di tutti” (1Ts 5,15).
Dalla chiamata alla consapevolezza della Vita Eterna, il fine dell’uomo: giungere all’incontro definitivo con Dio. Ecco l’importanza di cercare sempre “il Bene”.
“Facciamo attenzione gli uni agli altri per stimolarci all’amore e alle buone opere” (Eb 10,24).
Il Bene, in questa vita terrena si incarna sempre in un progetto di vita. Ci si riscopre parte di un progetto nel quale ognuno trova la sua parte onorevole da svolgere.
“Facciamo attenzione gli uni agli altri per stimolarci all’amore e alle buone opere” (Eb 10,24).
Il progetto di Dio supera le capacità dell’uomo; ne consegue che non ci si sente all’altezza ed è quanto mai decisivo incoraggiarsi per non demotivarsi e lasciarsi distrarre da altro che sembra più soddisfacente.
“Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi” (Col 3,13).
Dopo aver scoperto i reciproci doni, si scoprono i reciproci difetti; entra allora in gioco la capacità umana, sostenuta dall’azione di grazia, di accogliersi e di perdonarsi.
“Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti” (Gc 5,16).
La vita insieme porta ad aprire il cuore, a scoprire i propri pesi, limiti e peccati. Il cuore si apre perché si trova a suo agio,perché si sente accolto ed ascoltato; il cuore si apre perché ha bisogno di preghiera, la preghiera che guarisce e che testimoia che quell’amore che inizialmente ha attirato è capace di trasformare, di convertire.
Insieme “gli uni gli altri” in quella inesauribile esperienza dell’amore di Dio alla quale dopo aver risposto “Eccomi!”, dopo tanti anni continua rispondendo “Eccoci!”, “Eccoci, gli uni gli altri”.