“Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva” (Gv 7,37-38).
L’evangelista Giovanni riporta l’esortazione di Gesù alla fine della Festa delle Capanne.
Giovanni, l’evangelista, simbolicamente rappresentato dall’aquila (anticamente ritenuto l’unico animale capace di guardare direttamente il sole) per la sua visione contemplativa (cioè la visione di colui che sa stare meravigliandosi) ed escatologica (cioè la visione di colui che che guarda oltre, verso il fine).
Giovanni, il discepolo del logos: il mistero del logos, il mistero di Dio che si incarna, libera dal peccato e dona la salvezza.
Gesù è il logos testimoniato da Giovanni: logos che significa parola, verbo, progetto. Gesù che “esce” da Dio, dona la Salvezza, prende con sé l’uomo (che liberamente lo accoglie) e “torna” a Dio secondo il progetto per la vita eterna.
La Festa delle Capanne, una delle tre feste ebraiche del pellegrinaggio, detta anche festa del raccolto, festa della nostra gioia.
Tutto questo, in questo tempo storico di virus e guerra, che senso ha? E’ un fuoritempo irragionevole?
Eppure ci troviamo di fronte ad una promessa di Gesù: “Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva” (Gv 7,37-38).
Siamo liberi, liberi di accoglierla, liberi di rifiutarla; liberi di credere, libere di non credere; liberi anche di provarci.
Noi, Koinonia Giovanni Battista Corte Gesia, non solo ci crediamo, ma lo viviamo (nonostante tutto), lo testimoniamo… e continuiamo con il nostro stare insieme pregando, condividento, amici in Gesù.
Noi continuiamo con le nostre case di preghiera, coi nostri agapiti, con le nostre giornate di koinonia.
Se vuoi c’è posto anche per te: Dio ti ama, Gesù è per te, per un progetto di vita verso la vita eterna, in un pellegrinaggio di di gioia.
Vieni e impariamo insieme a guardare verso il sole: Gesù.