Definizione di “Comunità di tipo familiare mamma-bambino”

Al fine di meglio comprendere il tipo di accoglienza che stiamo attuando, ovvero per evidenziare i tipi di ospiti che possiamo accogliere nella “Corte familiare”, riportiamo  la definizione di “Comunità di tipo familiare mamma-bambino” a confronto sinottico con quella di “Comunità educativa mamma-bambino”.

Estratto da: ALLEGATO B / A alla Dgr n. 84 del 16 gennaio 2007 della Regione Veneto

Denominazione COMUNITA’ DI TIPO FAMILIARE

MAMMA-BAMBINO (allegato B)

COMUNITA’ EDUCATIVA

MAMMA-BAMBINO (allegato A)

Definizione La Casa famiglia (Comunità di tipo familiare) mamma-bambino accoglie gestanti e/o madri con figli in quanto in difficoltà sotto il profilo delle relazioni familiari, parentali e sociali La Comunità mamma-bambino accoglie gestanti e/o madri con figlio, in quanto in difficoltà sotto il profilo delle relazioni familiari, parentali e sociali, oppure in condizioni di disagio psico-sociale.

I locali e la gestione del servizio hanno forte caratterizzazione domestica.

Finalità È finalizzata al sostegno dell’autonomia personale e della capacità genitoriale, all’accompagnamento e al reinserimento sociale. Ha finalità assistenziali ed educative volte alla preparazione alla maternità ed alla relazione con il figlio, al sostegno dell’autonomia personale e della capacità genitoriale

Come Comunità di tipo familiare mamma-bambino possiamo accogliere le “gestanti e/o madri con figli in quanto in difficoltà sotto il profilo delle relazioni familiari, parentali e sociali”, ma non possiamo accogliere le stesse se è riconosciuto un “disagio psico-sociale”.

Specificato questo, descriviamo sinteticamente la nostra modalità di accoglienza:

«Il progetto “Corte familiare” è una possibile risposta di accoglienza mamma-bambino in un contesto di vita familiare (una comunità di famiglie) dove l’amicizia cristiana motiva la condivisione nel bene comune in modo tale che ognuno può dare e ricevere. Un’accoglienza con l’intento di trovare un sano equilibrio, per quanto sia possibile, nella relazione con se stessi, con gli altri, con le attività e con le cose. Le persone accolte si trovano a vivere inserite in un dinamismo comunitario: famiglie che, vivendo insieme, possono aiutare altri accogliendoli.

L’accesso al servizio (ammissione, permanenza e dimissione) è accordato coi Servizi Sociali o con l’ULSS i quali fungono da Ente Gestore del progetto.

L’accoglienza riservata alle persone ospitate riguarda essenzialmente quattro ambiti:

  • L’accompagnamento e il sostegno umano (relazione con se stessi);
  • Il coinvolgimento partecipativo nel tessuto familiare-comunitario (relazione con gli altri);
  • L’inserimento in un’attività di servizio (relazione con il lavoro);
  • L’assegnazione di una camera e la condivisione di spazi comunitari (relazione con le cose).

La persona accolta è inserita nella comunità; è una persona nella comunità; persone in relazione e in comunione per crescere insieme dove ognuno può contribuire col proprio talento. È il punto di partenza per scoprire il valore del bene comune al servizio del bene della persona e quindi per trovare il proprio bene.».

Siamo a disposizione per visitare Comuni e Consultori familiari per approfondire il nostro servizio.

Ettore Daniele Cassetta (cell. 393 802 1969).