Gesù risorto, pone una domanda retorica ai discepoli di Emmaus che non l’avevano riconoscono:
“Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”.
Sofferenza e gloria non si escludono, anzi, a fronte della passione-morte-resurrezione di Gesù sembrano essere complementari.
L’esperienza personale dell’amore di Dio il più delle volte è spinta o motivata dall’esperienza del dolore.
Sofferenza e gloria; dolore ed amore; sono sempre due poli che in questa vita rimangono uniti quasi a confermarsi a vicenda.
La passione di Gesù precede la sua risurrezione; la sofferenza precede la gloria; il dolore precede l’amore.
La passione rende autentica la resurrezione; la sofferenza rende conquistabile la gloria; il dolore rende fecondo l’amore.
Dal patire al risorgere, è la sapienza soteriologica (cioè la sapienza della salvezza), il libro biblico di Giobbe, primo dei libri sapienziali, ne è un meraviglioso trattato.
I discepoli di Emmaus ancora non avevano conosciuto il Cristo risorto ma solo il Cristo crocifisso culmine della sua passione.
Ora è l’esperienza del Cristo risorto che permette loro di comprendere e dar senso alla passione culminata sulla croce: la resurrezione, la gloria, l’amore.
Che questa Pasqua sia una nuova esperienza di Gesù che in ogni nostra passione, sofferenza o dolore ci porti a partecipare della sua resurrezione, gloria e amore.
Buona Pasqua.