Complementarietà… edificazione

Il Signore renda la donna, che entra in casa tua, come Rachele e Lia, le due donne che edificarono la casa d’Israele” (Rut 4,11).

Nella complementarietà si edifica, sia in famiglia, che in comunità, che nella società.

Giacobbe vede Rachele ed è un colpo di fulmine. Giacobbe non si ferma davanti a nulla, ogni ostacolo affronta e supera pur di sposare Rachele. 14 anni di massimo impegno per coronare il suo sogno. Il “suo”, o forse dovrei dire il “loro”.

Credo che questo sia il punto in questione che deve mettere in gioco una categoria di argomento, di pensiero, di valutazione che è la “complementarietà”. Nella relazione di coppia, nella famiglia, nella comunità, nella Chiesa, nella società, solo se si vive la complementarietà si edifica. Complementarietà è l’attitudine, l’atteggiamento, l’atto di essere complementare, cioè insieme ci completiamo, insieme costruiamo, insieme edifichiamo. Il sogno, il progetto, il desiderio deve convertirsi dal “mio-suo” al “nostro”.

Giacobbe e Rachele avevano ognuno il “mio-suo” sogno-desiderio, ma insieme lo hanno convertito nel “nostro-loro”. Il loro esempio ci può motivare ad una nuova conversione.

La categoria di pensiero della “complementarietà” assume sempre più un’attualità fondamentale,sia in tempo di covid che in tempo di guerra, per poter sperare ad una soluzione di vita dall’ambito familiare fino a quello universale della pace.