Accoglienza, accompagnamento… un’occasione

H. Arriva da noi col volto ancora tumefatto; lo sguardo intimorito e gli occhi puntati a terra cercano un angolo dove sentirsi meno in imbarazzo; dalla bocca socchiusa un grido silenzioso di un dolore risulta assordante anche se povero di decibel.

La donna viene così accolta, sola o con la giovane prole portata con sé. Non è una principessa, nemmeno una delinquente. Avrebbe voluto una vita diversa, invece qualcosa o troppo non è andato come avrebbe dovuto ed eccola in Gesia, in questo luogo fuori dal mondo, insieme ad un paio di famiglie, le quali nella Corte ci abitano per un progetto comunitario al quale hanno creduto.

Nei giorni successivi si cerca di comprendere cosa sia successo, come sono andate realmente le cose, emergono le necessità più impellenti. L’assistente sociale, piuttosto che la psicologa, piuttosto che l’avvocato, oppure le forze dell’ordine, o un giudice, o ancora un magistrato intervengono, ascoltano, organizzano, risolvono. Insomma si fa tutto quello che, in circostanze come queste, deve essere fatto.

Il caso di H. deve essere affrontato il più professionalmente e accuratamente possibile per trovare al più presto la migliore soluzione, se di migliore in questo dramma si può parlare. Ma non c’è solo il caso messo oramai agli atti e ad esso associata una procedura da sviluppare; c’è H., la persona, che con le sue ragioni ed i suoi torti è lì ferita forse più nell’intimo che nel corpo, scossa forse più nell’animo che non dalla sua casa, disorientata forse più nella sua coscienza che non dal luogo dove ora si trova.

È qui che la nostra accoglienza si sforza di diventare accompagnamento; non importa se si tratta di una settimana, di un mese, di un anno. Quando il caso sarà chiuso, la persona non sarà più la stessa; già non lo è più, ma la vita esige in se stessa di continuare. La nostra mano è tesa perché, al di là dei nostri meriti o limiti, qualcuno, amandoci, ci ha teso la sua: genitori, fratelli, amici, la comunità, Gesù stesso. Se nella vita hai avuto un’occasione di stringere una mano tesa e di conseguenza sperimentare che la vita può divenire migliore, allora puoi (e devi) tendere la tua per offrire un’occasione a chi ne ha bisogno.

La speranza è che H., accolta e accompagnata, trovi una nuova occasione di una vita migliore.